Tecnologia 2.0 in biblioteca
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Potenzialità e diffusione delle nuove tecnologie, a causa della rilevante portata dei cambiamenti in atto sugli strumenti tradizionali per il trattamento ed il recupero dell’informazione, esigono un approccio pragmatico che valuti in concreto quali possano essere le soluzioni migliori per la biblioteca di questa nuova era, al di là di ingiustificati entusiasmi o di pregiudizi ideologici. L'innovazione tecnologica ha già determinato una riprogettazione ed una riorganizzazione delle strutture e degli scopi della biblioteca, con iniziale abbandono delle finalità esclusivamente conservative e conseguente passaggio ad una prima fase centrata sulla cooperazione tra biblioteche e ad una seconda più orientata ai servizi. Finora le biblioteche sono più o meno riuscite, non senza fatica, a stare al passo con i cambiamenti. Catalogo in rete ad accesso pubblico (OPAC), prestito interbibliotecario (ILL), document delivery, e-journal, digital libraries costituiscono le principali realizzazioni di ciò che ha significato il web per loro. E adesso, travolte dall'esplosione del Web 2.0, non possono restare indifferenti al richiamo della moda più recente anche in termini di slogan. È così che viene fuori la “Library 2.0”, rielaborando in salsa “2.0” il tradizionale concetto di biblioteca, basato sulla centralità dell'utente che partecipa alla creazione dei servizi bibliotecari, alla loro valutazione, nonché alle strategie per ampliare la capacità d'offerta della biblioteca.
Come integrare le tecnologie del web 2.0 con le finalità ed i piani di lavoro delle biblioteche per realizzare concretamente i principi di partecipazione e condivisione è lo scopo di questo saggio.
Nella prima parte si delinea un profilo sintetico del web 2.0 come fenomeno sociale, provando a ridimensionare anche qualche facile eccesso di euforia sulla sua reale portata, e se ne descrivono alcune delle principali e diffuse applicazioni. Come abbiamo cercato di dimostrare, è evidente che dal punto di vista tecnologico non c'è nulla che possa essere realmente definito una novità assoluta, né c’è nel web 2.0 una trasformazione radicale rispetto al web 1.0. Si tratta piuttosto di un insieme di innovazioni che rientrano in una normale evoluzione del web, il quale dallo stadio “primitivo” tende naturalmente ad evolversi verso stadi progressivamente più maturi. Se innegabilmente qualche cambiamento c'è stato, questo non ha riguardato la tecnologia, bensì i comportamenti sociali alle cui necessità conseguentemente quella si adatta.
Nella seconda parte, dopo una breve presentazione dello stato dell'arte in fatto di sviluppo del processo di integrazione delle nuove tecnologie con i modelli culturali e organizzativi di gestione della biblioteca, si passano in rassegna i servizi su cui la tecnologia 2.0 potrebbe avrebbe un impatto positivo, analizzando i modelli di personalizzazione delle applicazioni web per scenari d'uso più corrispondenti alle esigenze di utilizzo che si intende soddisfare e ai bisogni dei consumatori/produttori dei contenuti in rete che si vogliono intercettare. Su questa traccia, abbiamo analizzato le modalità con cui biblioteche e bibliotecari, in un ambiente partecipativo, possono continuare a svolgere le proprie funzioni fondamentali, in quanto, rispettivamente, luoghi di conservazione delle memorie e mediatori e facilitatori negli scambi di conoscenza, pur aprendosi in modo efficace ad un dialogo con gli utenti e facendo emergere la propria capacità di fornire informazioni selezionate e di qualità, utili ad arricchire i contenuti del catalogo. Nell'utilizzo di tecnologie più partecipative si è scorta l'opportunità di facilitare un nuovo sistema di comunicazione di tipo bi-direzionale, che consente agli utenti di svolgere un ruolo più attivo nel contesto della produzione dei dati informativi che da sempre è stato appannaggio esclusivo delle biblioteche.
L’analisi fin qui svolta mostra, senza ombra di dubbio, che il futuro sarà molto differente dalla situazione attuale. Da un lato, si riscontra il peso sempre maggiore assunto dal prodotto digitale; dall’altro, la perdita progressiva di significato di alcuni concetti della biblioteconomia, come quello di collocazione. L'opac stesso, in riferimento a veste grafica e funzionalità, sarà certamente diverso da quello che abbiamo conosciuto con l’avvento di Internet. Inoltre la figura del bibliotecario, in un contesto informativo nel quale tutto è accessibile on line gratuitamente e gli utenti sono assurti al rango di creatori di contenuti (social cataloguing, social tagging), deve rivedere gli aspetti concettuali e metodologici della sua professione nella nuova funzione di conservazione e distribuzione dei documenti e di orientamento dell’utenza. Ma questa stessa analisi ha cercato di mostrare anche che la tecnologia non è tutto e che, senza una precisa valutazione d’impatto e un disegno progettuale consapevole, non risolve magicamente le cose.
Abbiamo considerato molto più prudente l'opportunità di scartare la suggestione di abbracciare totalmente la filosofia delle reti sociali solo per attrarre un'utenza che si reca sempre meno in biblioteca. Anche perché, come dimostrano diversi e recenti studi sull'uso del web 2.0, la partecipazione delle biblioteche nei social network non è particolarmente gradita agli utenti (se non per la possibilità di reperire orari e informazioni generali sui servizi) che sono abituati a usarli come spazi privati, di socializzazione. Stessa prudenza abbiamo mostrato anche rispetto all'idea di accogliere pienamente la strategia dei più comuni motori di ricerca che offrono sempre una gratificazione istantanea ad ogni richiesta. Sulla scorta di queste e altre criticità, abbiamo provato ad elaborare, anche alla luce delle esperienze più significative in corso, una visione di biblioteca in ambito digitale abbastanza fedele a quella tradizionale. Questo non impedisce, però, che l'interfaccia opac possa essere semplificata ed essere in grado di accogliere i contributi generati dagli utenti sotto varia forma, come suggerimenti, commenti, recensioni, tag. Le funzioni di tipo web 2.0 che gli utenti preferiscono trovare nei siti delle biblioteche sono dunque quelle che consentono loro di migliorare e velocizzare le ricerche, di perfezionare l'organizzazione dell'informazione trovata mediante un ordinamento dei risultati per importanza, anche con l'aiuto di sistemi di suggerimenti di documenti alternativi.
Ogni cambiamento, infatti, di qualsiasi genere, richiede una fase più o meno lunga di transizione, durante la quale convivono manifestazioni diverse di uno stesso fenomeno. Questo aspetto riguarda soprattutto la tecnologia che deve fare i conti con gli oggetti ed i contesti a cui è applicata. Tale situazione non è un fattore negativo ma un passaggio importante nel processo d'integrazione nei servizi bibliotecari della nuova mentalità “2.0”, che implica la conservazione di modelli gestionali tradizionali accanto agli strumenti più innovativi, all'interno di un sistema “a doppia struttura” che garantisca, ad esempio, dal punto di vista della qualità delle informazioni, l'autorevolezza del catalogo di una istituzione. Con il tempo, acquisite le risposte degli utenti, si valuterà come raffinare tali aspetti e quale utilità concreta possano avere questi dati prodotti dal basso.
Come si vede, la via che porta all'integrazione della tecnologia 2.0 non è affatto lineare ma è un percorso inevitabile, salvo l'opportunità di ulteriori approfondimenti per determinare di volta in volta il ruolo della biblioteca in questo nuovo contesto.
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