Elementi di bibliografia
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Scopo di questo lavoro è quello di agevolare gli studenti nella predisposizione di apparati bibliografici utili alle loro ricerche per la redazione di tesi di laurea e di fornire uno strumento agile ed efficace per lo studio della disciplina a coloro che si apprestano a sostenere esami universitari o concorsi nonché corsi di formazione e aggiornamento professionale. Destinatari e finalità, dunque, definiscono l'impostazione e la prospettiva con cui i temi e gli argomenti saranno affrontati in questo contributo che chiaramente non ne esaurisce la portata, rendendosi utili eventuali ulteriori approfondimenti.
Pertanto nella trattazione saranno privilegiati gli aspetti connessi alle procedure tecniche per l'allestimento di strumenti repertoriali, atteso che la finalità di chi si preoccupa di redigere un elenco di titoli di prodotti culturali, o meglio documenti, è quella di raccogliere le notizie, renderle chiare e accessibili attraverso sistemi di organizzazione e criteri di ordinamento e trasmetterne la memoria.
Tuttavia, adeguato rilievo sarà dato anche alla componente speculativa della bibliografia che, in quanto forma di mediazione comunicativa, ha inevitabilmente risentito dell'influenza esercitata dal contesto storico e ambientale, nonché dai gusti, dalle inclinazioni, dalle conoscenze dei compilatori. Se il tratto distintivo proprio è quello di reperire, elaborare e diffondere informazioni, la bibliografia rivela sotto questo aspetto una peculiare fisionomia che la caratterizza come attività selettiva e valutativa, guidata da interessi politico-culturali.
Nella prima parte saranno ripercorsi alcuni momenti e passaggi salienti del percorso storico seguito dalla bibliografia, con riferimento a particolari epoche e specifici autori che maggiormente ne hanno segnato lo sviluppo e la sistemazione concettuale.
Nella seconda saranno passate in rassegna le soluzioni tecniche di impianto e descrizione bibliografica, con riguardo ai principi e ai criteri che disciplinano l'organizzazione e la realizzazione di un repertorio e alla tipologia del materiale documentario di riferimento.
Bibliografia: un termine, molti significati
Dare una definizione della bibliografia è un compito alquanto problematico a causa della complessità semantica del termine, irriducibile ad una connotazione univoca bensì aperto ad un'ambiguità di significati che ne hanno segnato come caratteristica costante la sua storia.
Quando si parla di bibliografia, comunemente s'intende una lista di libri indipendentemente da finalità e criteri di raccolta nonché dalla coerenza citazionale. Questioni come rigore di metodo, ordine e sistematicità vengono considerati solo ad un livello più erudito dagli studiosi.
La struttura etimologica del termine designa come oggetto costitutivo della disciplina il libro che, analogamente, evidenzia una pluralità di significati riconducibili per comodità a due ordini di categorie: materiali, cioè come elemento fisico, e immateriali, cioè come elemento che veicola contenuti testuali. Se a partire da quella concediamo che alla bibliografia competa qualunque cosa sia parte del libro, ne consegue che essa a buon diritto possa occuparsi del libro come supporto fisico di segni registrati, ma anche come prodotto di una serie di attività tecnologiche e artistiche e, infine, come mezzo di trasmissione di contenuti intellettuali. Questa idea della bibliografica come scienza del sapere universale contenuto nei libri, retaggio della cultura ottocentesca, è difficile da scalfire e sopravvive ancora nel dibattito sulla sua designazione disciplinare.
Il fatto che la bibliografia si occupi del libro non vuol dire conseguentemente che tutto ciò che riguarda il libro competa alla bibliografia. Aspetti particolari del libro, come lo studio delle norme che sovrintendono all'ordinamento delle raccolte di libri fisicamente costituite o quello delle evidenze fisiche del prodotto materiale o quello delle vicende dell'opera e del testo, sono oggetto di altre discipline, rispettivamente, la biblioteconomia, la bibliologia, la filologia.
In ogni caso, alla tentazione coinvolgente di ascrivere al termine bibliografia la qualificazione di tutto ciò che ruota intorno al libro si può cedere solo a patto di riconoscere che per i diversi significati in cui può essere usato il concetto corrispondono altrettante discipline che devono essere distinte con una designazione specifica che affianchi il nome generico e precisi la caratterizzazione particolare sotto cui vengono segnalati gli elementi descrittivi di un'opera: come veicoli di segni e in tal modo si parlerà di bibliografia analitica (o critica), oppure come individuo di una classe letteraria o semantica e allora si dirà di bibliografia enumerativa (o sistematica).
La bibliografia enumerativa, dunque, riguarda il complesso di principi, tecniche e metodologie per produrre liste di libri ordinate in base a un principio costante (dette repertori bibliografici), fornendo una descrizione del libro come oggetto intellettuale. In questo senso, cioè per contraddistinguere questo genere di informazione collegata alla produzione editoriale corrente, il termine è stato concepito quando è stato introdotto per la prima volta da Naudè nel 1633 in luogo di bibliotheca. La bibliografia analitica, invece riguarda la descrizione del libro come oggetto materiale, allo scopo di ricostruirne la genesi materiale e testuale con particolare attenzione alla individuazione degli elementi del processo fisico di produzione, ed è nata molto più tardi in relazione anche agli interessi di bibliofili e librai, per offrire un supporto di natura semantica alla ricerca attraverso informazioni e valutazioni sul contenuto documentale. A sua volta la bibliografia analitica si ripartisce in bibliografia descrittiva, bibliografia storica e bibliografia testuale interessate rispettivamente alla descrizione del libro come evento tipografico, come prodotto culturale ed economico e come manifestazione di una generazione linguistica.
Provando a riassumere, si può affermare che il fulcro dell'attività che va sotto il nome di bibliografia è la produzione di elenchi di libri, repertori bibliografici, indipendentemente dal loro reperimento in una raccolta fisicamente determinata. Sotto questo aspetto, tutto ciò che concerne tale attività (metodiche compilative, apparati bibliografici, metodi di ordinamento e classificazione, modalità di presentazione tipografico-editoriale, tecniche di descrizione, finalità, uso) è in senso proprio bibliografia. Naturalmente, è evidente che sussistono differenze metodologiche nella pratica disciplinare che ha per oggetto il libro a stampa rispetto a quelle relative ad altri titpi di documenti. Proprio per questo, più che il libro in quanto tale, oggetto della bibliografia è l'elencazione ordinata di descrizioni o segnalazioni degli attributi degli oggetti documentari.
Le più svariate denominazioni (inventarium, catalogus, bibliotheca, index, ecc.) assunte nel corso del tempo per indicare la bibliografia, almeno fino alla stabilizzazione del vocabolo dal xviii secolo in avanti, non intaccano l'obiettivo informativo di tutti coloro che si sono cimentati nell'allestimento di elenchi di titoli di prodotti culturali che è sempre stato quello di raccogliere e diffondere notizie sugli autori e sulla loro produzione letteraria, rendendole maggiormente chiare e largamente accessibili. Tutt'al più, evidenziano, almeno in questa fase, il mancato bisogno di distinguere elenchi di testi appartenenti a un particolare fondo librario da quelli descritti a prescindere dal luogo di consevazione.
A tal riguardo va chiarito, preliminarmente, che questa non è un'attività neutrale, nel senso che implicando operazioni selettive e critiche è in senso pieno esplicazione di un potere di scelta che non può non risentire, consapevolmente o inconsapevolmente che sia, degli orientamenti politico-culturali del compilatore, dei suoi gusti e delle sue conoscenze, nonché del contesto storico, delle tendenze dominanti e delle influenze ambientali. La natura poco imparziale di questi strumenti repertoriali attiene alla valenza dinamica del concetto stesso di informazione che presuppone l'iniziativa di un soggetto che non si limita soltanto a registrare un oggetto o un fenomeno, ma incide sulla forma che assume l'oggetto da offrire alla conoscenza altrui. In altri termini, la notizia è filtrata dalla riscrittura ad opera dell'artefice che la confeziona, riflettendone gusti e inclinazioni e rivelandosi funzionale a interessi di vario genere. D'altro canto, è utopistico pensare ad un'informazione pienamente esaustiva dal momento che la parzialità delle segnalazioni bibliografiche è una caratteristica intimamente connessa ad ogni singolo repertorio, ascrivibile tanto a difficoltà oggettive del compilatore a reperire le notizie, quanto all'esercizio del suo potere di filtro con cui incide sulla notizia che, anche quando non è manipolata, rispecchia più o meno manifestamente le inclinazioni e gli interessi di colui che la costruisce per offrirla alla conoscenza altrui.
L'evidenza del carattere “creativo” dell'attività informativa ne richiama un altro strettamente connesso, quello censorio, che attiene a due sfere: quella istituzionale e quella ambientale. La prima, esercitata dalle diverse autorità in ogni epoca e area geografica, conosce la sua più sistematica e rigorosa applicazione in seguito all'invenzione della stampa e all'incremento della circolazione dei testi. Esempi significativi sono la bolla Inter multiplices, emanata da Innocenzo VIII nel 1487, che subordinava ad un'autorizzazione preventiva la stampa di un'opera, e l'Index librorum prohibitorum, emanato da Paolo IV nel 1554 e successivamente mitigato dall'Index tridentino del 1564, che elencava i libri dichiarati proibiti dalla chiesa romana perché difformi dall'ortodossia. La seconda, che riguarda il problema dell'archiviazione e conservazione delle risorse documentarie di ogni tipo, consiste nell'adozione di logiche e criteri di valutazione e metodologie e griglie di selezione efficaci e convincenti per stabilire cosa affidare o meno alla memoria storia della civiltà, ben consapevoli che finanche i parametri valutativi messi a punto da prestigiose istituzioni culturali non siano immuni da condizionamenti esercitati da fattori ambientali e politici.
Quanto all'utilità di questo genere di strumenti informativi essa si ravvisa nella loro funzione di mediazione comunicativa tra autori dei messaggi e destinatari che, di fronte alla massa straordinaria e crescente di risorse documentarie idealmente disponibili, hanno la necessità di avvalersi di loro rappresentazioni sintetiche, redatte in base a criteri logici e coerenti, per poter agevolmente rintracciare quelle convenienti ai propri interessi. Se è innegabile che la gestione di contenuti informativi non sia immune da decisioni funzionali a strategie di controllo e a tentativi di condizionamento culturale che hanno segnato il processo di diffusione della conoscenza in tutte le epoche, per questo non si può non riconoscere il valore di emancipazione esercitato dallo sviluppo della documentazione scritta che ha permesso a un numero sempre più ampio di persone di accedere alla conoscenza, maturando in autonomia una progressiva consapevolezza e formandosi una propria coscienza culturale, attraverso iniziative individuali e organizzate di scambi informativi. Prova ne è l'invenzione della stampa, che ha risvegliato l'umanità dall'ignoranza e ha favorito la crescita di lettori anche tra le classi sociali meno abbienti, accelerando il processo di affrancamento culturale di un numero sempre più ampio di persone che hanno così avuto modo di arricchire la propria coscienza e partecipare alla vita sociale con crescente consapevolezza grazie alla propria cultura non passiva ma elaborata in relazione ai propri gusti e ai propri interessi.
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