Elementi di legislazione per le biblioteche
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Punto di osservazione privilegiato per misurare la politica culturale di uno stato, in Italia la storia delle biblioteche è stata piena di ambiguità e incertezze, a testimonianza di una classe politica che non è riuscita ad utilizzare un’importante risorsa culturale utile all’elevamento civile e sociale del paese. Complice certamente la caratterizzazione derivante dal materiale antico e pregiato ereditato dal passato, a lungo è prevalsa l’idea della biblioteca come patrimonio da salvaguardare anziché come servizio rivolto all’uso e alla valorizzazione di quei beni. Ciò ha favorito una concezione delle biblioteche come luogo riservato agli studiosi, destinato al trattamento e alla gestione dei documenti, con una struttura organizzativa e funzionale impostata quasi solamente sull’efficienza di procedure interne, che ne ha incentivato l’uso specialistico a scapito di quella familiare e abituale frequenza riscontrabile, invece, in paesi europei più attenti e aperti alle potenzialità formative di queste strutture, ritenute un elemento fondamentale di crescita sociale e civile dell’individuo e della collettività.
Per il periodo che va dall’Unità agli anni Settanta, l’Italia ha dedicato poco della propria attenzione alle questioni delle biblioteche e del diritto di accesso per tutti alle opportunità della lettura e della fruizione di libri e documenti bibliografici in genere, come confermano i dati per quanto riguarda sia l’organizzazione bibliotecaria che i bassi tassi di lettura e di consumo librario degli italiani. È solo grazie al trasferimento delle competenze agli enti regionali di nuova istituzione che le biblioteche iniziano a guadagnare posizioni più dignitose e significative. Comincia ad affermarsi l’idea di biblioteca come servizio svolto in strutture organizzative capillarmente diffuse sul territorio nazionale, funzionalmente coordinate e cooperanti tra loro al fine di rendere prontamente disponibili le risorse bibliografiche, facilmente accessibili a tutti e la cui mission fosse quella di dare attuazione al diritto di accesso alla documentazione, all’informazione, alla lettura.
La legislazione italiana per le biblioteche emanata in età repubblicana comprende un’articolata produzione normativa riconducibile a tre nuclei o tipologie fondamentali: statale, regionale e correlata.
In assenza di una legge quadro del sistema bibliotecario nel suo complesso, la legislazione statale concerne essenzialmente le biblioteche governative poiché, in base ai principi di autonomia e decentramento che regolano enti locali e mondo accademico, la competenza sulle biblioteche di comuni e università rientra nella potestà dei rispettivi organi amministrativi. Il principale atto normativo statale di settore è costituito dal Regolamento recante norme sulle biblioteche pubbliche statali del 1995, che ne disciplina l’organizzazione e il funzionamento. Accanto a questa normativa specifica è presente anche tutta la serie di leggi in materia di beni culturali in genere a cui fanno riferimento le biblioteche nel loro essere considerate “beni librari”. Le molte leggi di questo comparto sono quasi totalmente sostanziate nel Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004.
La legislazione regionale, invece, riguarda sostanzialmente le biblioteche di ente locale. In seguito al riordino dell’assetto istituzionale e della ripartizione di competenze tra gli organi dello stato, le regioni a statuto ordinario hanno emanato leggi di settore riferite a due ambiti di intervento: uno generale sulla cultura e i beni culturali in cui le biblioteche e i beni librari trovano riferimenti piuttosto generici; un altro specifico in materia di biblioteche di ente locale. Al di là della tipicità dei singoli interventi, l’attività normativa prodotta da gran parte delle Regioni può essere raggruppata in tre distinti momenti temporali: leggi bibliotecarie di “prima generazione”, emanate a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta e connotate da un’idea di biblioteca come centro culturale polivalente gestito da organismi assembleari ad ampia partecipazione popolare. Attraverso il ricorso all’uso di finanziamenti per incentivare programmi di edilizia di settore nonché la creazione e il potenziamento di sistemi di cooperazione, perseguivano l’intento di favorire la più ampia diffusione delle biblioteche comunali sul territorio regionale; leggi di “seconda generazione”, emanate nel corso degli anni Novanta e contrassegnate da una concezione più moderna della natura della biblioteca come luogo di lettura e di accesso privilegiato all’informazione. L’interesse normativo si sposta sulla definizione degli standard minimi di servizi culturali da garantire agli utenti, cui subordinare la concessione di contributi, nonché sulla promozione e sviluppo dei sistemi bibliotecari; leggi di “terza generazione” che, a seguito della nuova ripartizione di competenze in materia di beni culturali avvenuta con la riforma costituzionale del 2001, denotano una maggiore sensibilità nel promuovere azioni di tutela e valorizzazione dei beni librari.
Infine, la legislazione statale correlata o di interesse bibliotecario. Pur non essendo direttamente ed esclusivamente riferite alle biblioteche ma per la rilevanza delle disposizioni contenute, queste normative hanno una significativa incidenza per quanto riguarda modalità gestionali e organizzazione dei servizi, contribuendo a regolamentarne l’attività. Un primo insieme è relativo all’organizzazione del Ministero, con particolare riferimento alle strutture individuate per sovrintendere e coordinare i servizi bibliotecari e bibliografici nazionali (come la “Direzione Generale per le biblioteche e il diritto d’autore” che coordina le 46 biblioteche pubbliche statali e alcuni istituti dotati di autonomia speciale). Un secondo riguarda l’assetto istituzionale. Si tratta di leggi che precisano e definiscono l’architettura delle competenze e delle funzioni tra i diversi interlocutori (Enti locali, Regioni e Stato) con riferimento al comparto dei beni e delle attività culturali e, quindi, anche al settore dei beni librari e delle biblioteche. Scaturito dai principi costituzionali dell’autonomia e del decentramento regionale, il processo normativo è scandito in tre periodi o fasi: gli anni Settanta con la nascita delle Regioni a statuto ordinario; gli anni Novanta sull’onda delle richieste di decentramento e federalismo provenienti dal mondo politico e sociale; gli inizi del nuovo millennio quando l’assetto delle competenze e delle funzioni tra i diversi soggetti istituzionali ha trovato il suo punto di approdo nella legge costituzionale n. 3/2001. Infine, tutta un’ampia produzione normativa che include il diritto d’autore, il deposito legale e il trattamento dei dati personali.
Nella prima parte di questo contributo sono illustrate le diverse tipologie bibliotecarie che caratterizzano il contesto istituzionale, descritti sinteticamente compiti e funzioni e tracciato un breve profilo storico. Di seguito vengono schematicamente analizzate le forme organizzative che configurano la struttura ministeriale competente in materia nonché le sue articolazioni operative di indirizzo e coordinamento degli interventi in campo bibliotecario. Chiude una breve esposizione dei dati statistici concernenti diffusione e uso delle biblioteche sul territorio nazionale. Nella seconda si passa in rassegna la produzione normativa presente nell’ordinamento italiano, esponendo dapprima la legislazione che disciplina direttamente l’organizzazione e il funzionamento delle biblioteche pubbliche o governative. A seguire, si dà conto di quella rilevante sull’attività gestionale per le implicazioni connesse alla ripartizione delle competenze tra i diversi organi dello Stato, alle trasformazione intervenute nell’assetto amministrativo, e alla tutela e alla regolamentazione dei diritti attinenti all’utilizzazione del materiale documentario, alla conservazione della memoria della produzione editoriale e alla protezione dei dati personali.
Questa edizione riprende con modifiche, integrazioni e ampliamenti la versione online pubblicata nel 2009 nell’ambito dell’attività di tutoring ai corsi del Master in Biblioteconomia, Archivistica e Metodologia della Ricerca dell’Università Federico II di Napoli.
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